Informazioni aggiuntive
Dimensioni | 17 × 24 cm |
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Autore | |
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EAN |
€12,75
La vita e le imprese di Giovanni Sala, alpino cadorino e geniale organizzatore ed intrepido esecutore della conquista del Passo della Sentinella, il 16 aprile 1916. Fu una delle azioni più famose della Grande Guerra raccontata in questo libro anche grazie all’eccezionale lascito fatto al Comune di Borca di Cadore dalla nuora di Sala, Anna Maria Valentini.
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Imprese di guerra e di pace di un grande alpino cadorino.
La vita e le imprese di Giovanni Sala, geniale organizzatore ed intrepido esecutore della conquista del Passo della Sentinella, il 16 aprile 1916. Fu una delle azioni più famose della Grande Guerra raccontata in questo libro anche grazie all’eccezionale lascito fatto al Comune di Borca di Cadore dalla nuora di Sala, Anna Maria Valentini. Musizza e De Donà hanno studiato questa mole di informazioni integrandola e fondendola con le informazioni – anch’esse in gran parte inedite – possedute dalla Biblioteca Storica Cadorina di Vigo di Cadore. Il risultato è questo libro, che offre una ricostruzione nuova e sorprendente dell’uomo Sala dalla sua infanzia in Val Boite all’esperienza militare, dalla carriera universitaria alle idee politiche e morali fino alla ricchissima pubblicistica scientifica. Il tutto senza tralasciare il mondo degli affetti e delle espressioni più intime e familiari. Una particolare attenzione è prestata alla lunga, estenuante polemica che lo contrappose fino alla morte a Italo Lunelli circa i rispettivi ruoli e meriti avuti nell’impresa bellica, un’infinita querelle scandita da una serie impressionante di interventi riproposti in ordine cronologico con l’aggiunta di nuovi elementi.
Spiegano gli autori nella prefazione: “davanti ad una cultura storica che ancor oggi trascura i meriti del Capitano, divenuto nel dopoguerra uno dei più grandi studiosi di selvicoltura nonchè Console della Milizia Forestale, abbiamo oggi l’opportunità di riscoprire l’eccezionale personalità di questo personaggio benemerito. E possiamo farlo ripercorrendo sì le sue imprese militari e i suoi studi scientifici, ma penetrando pure nel suo vissuto quotidiano e, per quanto possibile, nei suoi stessi sentimenti e convincimenti più intimi. Questo volume, e la ricerca che lo ha sotteso vogliono essere l’ideale compimento della donazione della Sig.ra Valentini al Comune nel 2012. Va sottolineato infatti che, ancorchè preziosissimi, non erano sufficienti da soli ad illustrare esaurientemente fatti ed effetti di quello che costituì per lui un autentico discriminante della sua vita e del suo destino: la conquista del Passo della Sentinella del 16 aprile 1916.
Questo libro forse aiuterà a rendere giustizia ad un grande cadorino. Una sorta di postilla postuma alla sua vita e ai suoi libri, un atto che non potrà che far bene al Cadore intero e a tutti coloro che amano e ricercano la vera storia delle sue crode”.
Libro edito con il patrocinio del Comune di Borca di Cadore e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
Con “Diario di un Sindaco”, l’autore ha voluto lasciare traccia dei suoi vent’anni in municipio, quindici dei quali come Primo Cittadino a Rocca Pietore, comune montano sulle Dolomiti bellunesi, convinto che una esperienza di vita così profonda debba essere trasmessa quale diretta testimonianza, utile per comprendere molte sfumature dell’attività amministrativa, spesso denigrata, criticata e il più delle volte, purtroppo disconosciuta. Gli accadimenti di cui il suo Comune, negli anni, è stato teatro, rappresentano perlopiù una “consueta ordinarietà” per tutti i municipi ma, in qualche caso, al contrario, il territorio è stato protagonista di vicende sicuramente eccezionali. Tutte queste particolarità riflettono con chiarezza un percorso di vita significativo, riportato qui in una sorta di diario temporale che racconta pagine di storia di uno dei tanti Sindaci che si cimentano con passione nel complicato lavoro di Amministratore Pubblico.
Andrea De Bernardin, nato e cresciuto ai piedi della Marmolada, sin da giovanissimo è appassionato di storia al punto da incentrare su di essa l’attività lavorativa e trarne ispirazione per diverse apprezzate pubblicazioni. Una fra tutte “La città di ghiaccio, guerra nelle viscere della montagna”, assieme al collega Michael Wachtler.
Un libro che descrive la vita e le avventure dell’ Ispettore Superiore Scelto del Corpo forestale dello Stato Nicola Pierotti, vicende meritevoli di essere vissute e degne di essere lette; strumento per comprendere un po’ meglio il mondo in cui viviamo. Nel volume sono descritte minuziosamente le indagini svolte durante la sua carriera, quali l’arresto del piromane dell’Isola del Giglio, del bracconiere che per poco non lo uccideva, i vari tentativi di corruzione e numerosi altri episodi. Un quadro di vita intensamente spesa per proteggere natura e animali da tutta quella gente “per male” quali inquinatori, trafficanti o bracconieri, ma anche superiori pavidi e politici senza vergogna. Libro da leggere fino in fondo.
Il volume è una raccolta di riflessioni e di parole, le parole della montagna che diventano pensieri. Sono le parole delle ALBE fatte di silenzi. Sono le parole della NOTTE che ha ceduto con discrezione i suoi segreti al VENTO. Sono le parole delle ACQUE che gorgogliano frale ombre di un BOSCO pieno d’incanto. Sono le parole delle ferite inferte dall’uomo ai Monti e che ora raccontano struggenti vicende di una GUERRA non troppo lontana. Sono le parole dell’INVERNO che sigilla la ROCCIA in uno scrigno di diamanti. Sono le parole delle NUVOLE, scialli leggeri dispiegati a coprire le spalle di giganti di pietra: le MONTAGNE.
L’autrice spiega di “aver cercato di fermare il suo tempo nei pensieri che ha raccolto nel lungo cammino che l’ha portata a frugare fra le pieghe di roccia, nei cupi canali, nella luce sfolgorante del sole, nella bandiera turchina del cielo. Un piccolo ricordo per farle pensare che vivere “quassù” non è mai vivere soli e che ogni parola è dono prezioso.
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Fune di vincolo – Blog –
Estratto dalla recensione pubblicata su https://funedivincolo.blogspot.it/2017/05/giovanni-sala-capitano-sentinella.html
… Il libro è a metà strada fra il diario di guerra e la pura biografia storica, puntigliosa e ricca di note a margine. Insomma… se volete incrociare le date e sapere quante volte Giovanni Sala andava al bagno fra il 1920 e il 1940 sicuramente qui troverete la risposta.
Scherzi a parte – concedetemeli – come spesso capita possiamo dividere in due parti questo libretto di 312 pagine targato Edizioni DBS: la prima è dedicata all’impresa della conquista del passo della Sentinella (1916), la seconda ci svela la vita di Sala post eventi bellici accompagnandoci fino al 1965, anno della sua scomparsa.
Inutile dirlo, ma la prima parte ovviamente è quella che ti cattura maggiormente, condita da lunghi estratti dei diari di Sala in cui ci vengono illustrate in modo schietto le condizioni di vita dei Mascabroni ad altitudini che nemmeno Stallone in Cliffhanger. Qui troviamo quelle storie da trincea di cui mi sono perdutamente innamorato. Fame, freddo, miseria, paura, coraggio, morti insensate, valanghe killer, uomini semplici che si vedono costretti a diventare speciali per sopravvivere. Non chiedo di meglio per tenere vivo il mio personale link fra 2017 e 1916, per non dimenticare mai il sacrificio di ragazzi che alla mia età nemmeno ci è arrivata.
La descrizione della conquista del passo della Sentinella ti lascia a bocca aperta: fondamentalmente gli alpini di Sala si gettano a valanga – è il caso di dirlo – da Cima Undici percorrendo pareti rocciose da immaginario Hollywoodiano e piombando a sorpresa sul nemico austriaco… ovviamente vinciamo noi. Ci sta dai.
Sala è un comandante impeccabile, uno stratega da manuale che realizza qualcosa di talmente incredibile che il nemico nemmeno lo riteneva possibile. Ogni tanto anche noi italiani sappiamo stupire.
La seconda parte del libro è quella più “storica”, inteso che si avvicina di più alla freddezza di un comune libro di testo. Non vuole essere una critica – non avrebbe senso considerando le finalità del libro – ma parlando soggettivamente è la parte che coinvolge di meno.
L’avvenimento maggiormente degno di nota della vita post-bellica di Giovanni Sala è certamente la rivalità con Italo Lunelli (per gli amici Raffaele Da Basso) un volontario Mascabrone di Trento, alpinista dalle incredibili doti, che partecipa in modo decisivo all’impresa di Cima Undici.
Ah… non ve lo avevo detto, ma Sala e Lunelli si guadagnano la Medaglia d’Argento al Valor Militare (M.A.V.M. per gli amici)…robetta.
Praticamente succede che Lunelli, tornato anche lui a casa tutto intero, scrive un libro sull’impresa della Sentinella in cui a quanto pare ci va giù un po’ pesante e si perde in mille sbrodolamenti sul suo valore e sul suo ruolo durante l’assalto. Praticamente sembra ci sia stato solo lui a far tutto.
Sala a quanto pare – ma anche giustamente – è un pochino permaloso e passa i successivi 45 anni della sua vita a scambiarsi parole velenose con il suo ex sottoposto.
Non spetta a me giudicare, non potrei mai farlo. Per me Sala e Lunelli sono semplicemente due ingranaggi di una macchina molto più grande di loro. E con il loro smisurato coraggio hanno partecipato attivamente al funzionamento di questa macchina… che poi sarebbe la Storia. Quella che finisce bene.
Ok ok diciamolo… Lunelli si fa convertire a posteriori la Medaglia d’Argento in Medaglia d’Oro e non è che ci faccia proprio sta grandissima figura. Voglio dire, sei un alpinista leggendario, sei stato d’esempio per i tuoi alpini, li hai condotti alla vittoria, hai pure riportato a casa la ghirba… il colore della medaglia è davvero così fondamentale? Magari no…
Di questa seconda parte mi rimane nel cuore solo l’amara constatazione che a noi uomini ci piace fare la guerra anche dopo averne vissuta una reale. I due ragazzi si meritavano una vita di pace e armonia che invece è stata macchiata da questi continui attacchi a dir poco inutili. Considerando come sono fatto, se mi metto dei panni di Giovanni Sala anche io non sarei riuscito a starmene in silenzio. La vita è tutta una guerra, purtroppo.
Ma non sono qui per prendere le parti di nessuno. Il mio pensiero è con tutti i Mascabroni, quelli che sono tornati e quelli che non ci sono riusciti, indipendentemente da come si sono gestiti la loro vita post 1918. Io penso a loro e al loro sacrificio e il grazie sincero scatta in tempo zero.
Mi raccomando non perdete tempo a pensare a chi fra Sala e Lunelli abbia avuto ragione, queste cose lasciano il tempo che trovano. Assumente un atteggiamento super partes e andate a procurarvi il libro di questa stupefacente impresa di guerra e – come sempre – fidatevi.