Informazioni aggiuntive
Peso | 0,358 kg |
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Dimensioni | 16 × 23 cm |
Anno | |
Formato | |
Pagine | |
EAN | |
A cura di | |
Collana |
€10,20
Esaurito
La chiesa di San Martino sorge isolata ai piedi dell’acroro del monte Grappa, in Comune di Cavaso del Tomba, tra i corsi d’acqua del Brenta e del Piave. Immersa in una stupenda cornice naturale, nonostante la posizione relativamente lontana dai centri abitati continua a costituire il fulcro delle più antiche tradizioni, soprattutto religiose, della Valcavasia. Questa importanza, ieri come oggi, è testimoniata dalla preziosità della piccola struttura.
E’ un gioiello d’arte e storia le cui prime attestazioni risalgono al 1231, quando papa Gregorio IX confermò all’abbazia di Sant’Eustachio di Nervesa il possesso di questa e di altre numerose chiese. Successivamente la chiesa di San Martino, a quell’epoca cappella rurale subordinata alla pieve di Santa Maria di Cavaso, ricompare nella documentazione nel 1297 quando, come del resto avveniva per numerose altre cappelle rurali, il prete Pietro ottenne l’esonero dal pagamento della decima, dichiarando che il reddito della chiesa non era sufficiente.
La guida ripercorre in modo puntuale la storia della chiesetta svelandone i tesori contenuti.
Peso | 0,358 kg |
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Dimensioni | 16 × 23 cm |
Anno | |
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A cura di | |
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La chiesa di San Martino sorge isolata ai piedi dell’acroro del monte Grappa, in Comune di Cavaso del Tomba, tra i corsi d’acqua del Brenta e del Piave. Immersa in una stupenda cornice naturale, nonostante la posizione relativamente lontana dai centri abitati continua a costituire il fulcro delle più antiche tradizioni, soprattutto religiose, della Valcavasia. Questa importanza, ieri come oggi, è testimoniata dalla preziosità della piccola struttura.
E’ un gioiello d’arte e storia le cui prime attestazioni risalgono al 1231, quando papa Gregorio IX confermò all’abbazia di Sant’Eustachio di Nervesa il possesso di questa e di altre numerose chiese. Successivamente la chiesa di San Martino, a quell’epoca cappella rurale subordinata alla pieve di Santa Maria di Cavaso, ricompare nella documentazione nel 1297 quando, come del resto avveniva per numerose altre cappelle rurali, il prete Pietro ottenne l’esonero dal pagamento della decima, dichiarando che il reddito della chiesa non era sufficiente.
La guida ripercorre in modo puntuale la storia della chiesetta svelandone i tesori contenuti.
INDICE
Castelciés tra paesaggio e testimonianze insediative
Il paesaggio della Valcavasia (Vito Favero)
Le presenze insediative del territorio pedemontano nell’antichità (Anna Nicoletta Rigoni)
Il cippo di Castelciés (Alessandro Morandi)
La chiesetta di San Martino
La documentazione scritta (Riccardo Ercolino)
Lo scavo archeologico (Anna Nicoletta Rigoni)
L’intervento di restauro della chiesetta (Floriano Sartor)
Gli affreschi di Marco Da Mel – 1568 (Giorgio Fossaluzza)
Il restauro degli affreschi (Antonio Bigolin)
Storie e tradizioni intorno alla chiesetta di San Martino (Floriano Sartor)
Il castello di Castelciés
La documentazione scritta (Riccardo Ercolino)
Gli scavi archeologici (Anna Nicoletta Rigoni)
Il restauro (Fernando Fiorino)
Trincee e camminamenti della Prima Guerra Mondiale (Roberto Forner)
Bibliografia
Questa non è una guida, questa non è una mappa, questo non è un libro. E’ la traduzione in testi, immagini e dati della magnifica traversata del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi editati da un gruppo di appassionati che le vivono, le percorrono e le amano.
Progetto nato dalla collaborazione tra il Club Alpino Italiano sezioni di Agordo, Belluno, Feltre, Longarone, Oderzo e Val di Zoldo e il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
Dopo la versione italiana del volume andata esaurita, Verica propone anche la versione in inglese per poter raggiungere ancora più lettori. Di qualsiasi lingua, di qualsiasi etnia o colore tutti abbiamo bisogno di un porto sicuro.
Affresco di un epoca ed odissea di una famiglia, come tante, attraverso le tappe di un viaggio tra ricordi, sacrifici e rinunce per cercare, ognuno a modo suo, un posto da chiamare casa.
Quando si diffuse nell’ottobre del 1917 la notizia della rotta di Caporetto, anche tra le genti nel Bellunese sorse il panico per una imminente invasione dell’esercito austro-tedesco. Purtroppo quella non rimase solo una sensazione, poichè nei primi giorni di novembre, le truppe si insediarono nelle vallate e per la prima volta i Bellunesi si trovarono la guerra letteralmente in casa.
Gianni Viel crede fortemente che il terreno teatro di questa battaglia, trattenga segni e tracce visibili di quanto i nostri predecessori hanno subito in quei giorni tragici. Lo stesso recupera materiali, ma pulisce anche i luoghi dalla vegetazione infestante e posiziona tabelle indicative per chi volesse avventurarsi in quei luoghi.
L’incontro con Giorgio Tosato ha permesso di contestualizzare l’argomento anche da un punto di vista storico grazie all’utilizzo di materiali documentali e la capacità narrativa dello stesso autore di molti libri sulla Grande Guerra
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