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Memoriale inedito del Generale di Brigata Alvise Pàntano. Il racconto ricostruisce i sacrifici straordinari compiuti dai bersaglieri sull’Isonzo, sulle Dolomiti e durante la ritirata di Caporetto. Ne risulta una fotografia a tratti dura ma molto viva i cui protagonisti sono sempre e solo gli uomini e il loro coraggio.
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I bersaglieri nella Grande Guerra sono stati tra gli eroi dimenticati: non una medaglia, nemmeno proposta, eppure compirono sacrifici straordinari per la salvezza della Patria, sull’Isonzo, sulle Dolomiti e durante la ritirata di Caporetto. Un silenzio che non è mai stato interrotto come racconta il libro “Guerra 1915-1918. Rapporto di un bersagliere”, fresco di stampa per Edizioni DBS.
il volume, a cura di Giovanni De Donà e Giuseppe Teza, riporta integralmente il memoriale inedito del Generale di Brigata Alvise Pàntano, opitergino classe 1866. Impegnato sul fronte dolomitico fin dal maggio 1915, prima col grado di Capitano e poi con quello di Maggiore, Pàntano ricostruisce gli eventi così come li visse assieme ai suoi uomini: in modo schietto, evidenziando a volte la distanza tra realtà, comunicazioni degli alti comandi e messaggi della propaganda. Ne risulta una fotografia a tratti dura ma molto viva i cui protagonisti sono sempre e solo gli uomini e il loro coraggio.
Anche nel caos che caratterizzerà la ritirata di Caporetto, vissuta da Pàntano e dai suoi bersaglieri, il racconto dell’Alto Ufficiale è diretto, e senza giri di parole o omissioni narra lo sconcerto, la paura e l’incertezza iniziali; poi ancora lo sbando di alcuni reparti rimasti senza guida, la mancanza di viveri, la disperata ritirata attraverso il Cadore, la marcia serrata verso Longarone, Belluno, Busche e Feltre fino a raggiungere la linea del Piave.
Numerosissime sono le località interessate: il bellunese con l’alta valle del Cordevole, la Valle di San Pellegrino, il Col di Lana e il Set Sass, la Val Lagarina, la Carnia con Alto Degano, per citare le principali. A arricchire il racconto tantissime fotografie, molte delle quali inedite, che documentano il racconto di Pàntano e la drammaticità dei fatti descritti.
A concludere il libro l’appendice scritta dal figlio Silvio basandosi sulle note lasciate incompiute dal padre, che raccoglie il senso ultimo del racconto del Generale. In esse l’Alto Ufficiale, ormai in pensione, torna sui fatti narrati ribadendo l’ingiustizia del silenzio calato sul coraggio dei suoi bersaglieri. Il loro sacrificio rimase nell’oblio, nonostante i reclami dello stesso Pantano al Ministero della Guerra.
Scrivono nell’introduzione al libro Giovanni De Donà e Giuseppe Teza: “ Nel momento in cui molti reparti si sfaldavano e per i nostri paesi trascorrevano lunghe teorie di soldati avviliti ed esausti, c’era chi portava fino in fondo la consegna ricevuta, quella di resistere per poche ore così da permettere il ritiro degli altri. L’albo d’oro dei caduti della Grande Guerra non ricorda questi eroi o confonde il luogo del sacrificio, ma sorprende soprattutto il fatto che tanti testi dedichino alle tragiche vicende del novembre 1917 solo delle brevi citazioni… La resistenza disperata di questi uomini ci sembra mirabile, meritevole tra l’altro di una medaglia che non solo non è mai arrivata, ma neppure è mai stata proposta. Forse perché la luce di Vittorio Veneto era ancora molto, molto lontana”.
C’è Giulietta, la bambina che va di fretta, Teresa che dorme con la luce accesa, Doriana che veste strana e ancora Eunice che canta quand’è felice….
Giovannina Pasqualotto pubblica il suo 13° libro – La città delle rondini – dedicato a Belluno e alle rondini che puntualmente ritornano nella bella stagione a rallegrare la città con il loro garrire felice. Il libro racconta una lunga storia di famiglia e di emigrazione dove la protagonista, partita da bambina ritorna a Belluno da anziana, offrendo ai lettori pagine di ricordi, emozioni e sentimenti sullo sfondo di una città che rimane immutata nel tempo. Il libro vuole essere un omaggio a Belluno, città da visitare, godere e amare; sempre accogliente, ricca di opere d’arte, abbracciata dalle Dolomiti e meta del ritorno delle rondini. Una metafora della vita: si ritorna sempre nei luoghi dove ci si sente amati e protetti.
Giovannina Pasqualotto maestra in pensione, vive a San Vito di Altivole. I suoi libri parlano di storia locale, di vita passata e di valori molto spesso dimenticati.
Dall’introduzione di Camila Dalmas e Giocondina Toigo – dal sogno alla speranza di un mondo migliore – questi racconti ci conducono in un viaggio avventuroso, ricco di belle sorprese e simpatici personaggi: il piccolo usignolo nella gabbia dorata, il coniglio, la mucca Giulietta, i pesciolini… frutto della vivace immaginazione di Michele e ci portano con la fantasia in universi lontani, in ambienti sperduti. Tutti i racconti hanno un comune filo conduttore: il desiderio di scoprire la chiave per un mondo più giusto, libero e armonioso.
Michele Barat nasce a Feltre 41 anni fa. Da 25 anni convive con un inquilino scomodo – la sclerosi multipla progressiva. Questo ospite indesiderato, tuttavia, pur limitandolo nella sua quotidianità, non gli impedisce di viaggiare con la fantasia e di creare mondi perfetti.
Il libro è stato prodotto interamente dall’autore e su sua espressa volontà parte del ricavato dalla vendita sarà devoluto ad una associazione no profit.
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