Informazioni aggiuntive
Peso | 1,857 kg |
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Dimensioni | 24 × 29 cm |
Autore | |
Anno | |
Formato | |
Pagine | |
EAN |
Il prezzo originale era: €38,00.€36,00Il prezzo attuale è: €36,00.
La storia di Feltre e del feltrino dal secondo dopoguerra ad oggi raccontata attraverso gli scatti di un osservatore d’eccezione: Giovanni Frescura.
Scrive ad introduzione del volume Patrizia Rossi: “Questo libro è soprattutto un omaggio al bianco e nero e copre un arco di attività di mezzo secolo,dagli anni ’50 ad oggi, cogliendo molte e significative sfaccettature dell’autore. Sono immagini legate propriamente al Feltrino, alla città e al suo contado, ma anche alle terre lontane che hanno dato altra patria ai Feltrini, affrontando quindi principalmente la veste di testimone di Giovanni Frescura. Ma Frescura è stato un testimone eccellente, che ha saputo ridarci una realtà in cui l’intenzione documentaria si fonde e si confonde con l’unicità dell’immagine che scopre valenze artistiche”.
Peso | 1,857 kg |
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Dimensioni | 24 × 29 cm |
Autore | |
Anno | |
Formato | |
Pagine | |
EAN |
La storia di Feltre e del feltrino dal secondo dopoguerra ad oggi raccontata attraverso gli scatti di un osservatore d’eccezione: Giovanni Frescura.
Scrive ad introduzione del volume Patrizia Rossi: “Questo libro è soprattutto un omaggio al bianco e nero e copre un arco di attività di mezzo secolo,dagli anni ’50 ad oggi, cogliendo molte e significative sfaccettature dell’autore. Sono immagini legate propriamente al Feltrino, alla città e al suo contado, ma anche alle terre lontane che hanno dato altra patria ai Feltrini, affrontando quindi principalmente la veste di testimone di Giovanni Frescura. Ma Frescura è stato un testimone eccellente, che ha saputo ridarci una realtà in cui l’intenzione documentaria si fonde e si confonde con l’unicità dell’immagine che scopre valenze artistiche”.
Le foto riprodotte provengono tutte da pellicola, cioè dal supporto tradizionale per questa disciplina. “L’unico – spiega Rossi – che abbia davvero valore e senso per Frescura. Tale valenza testimoniale non si pone comunque come assoluta, poiché è altrettanto certa la trasformazione che subiscono le apparenze ottiche della realtà durante il procedimento di fissaggio fotografico, tanto che si può ipotizzare che anche nella più “neutra” utilizzazione della fotografia come mezzo di riproduzione sia presente un certo quoziente di creatività da parte del fotografo, attraverso la scelta dell’inquadratura o dell’esposizione o ancora della messa a fuoco.
Tutto ciò sarà anche più vero trattandosi di un fotografo come Giovanni Frescura, che nulla lascia al caso o, se lo fa, è intenzionale, frutto di calcolata distrazione. Così ci capita di incontrare l’organista del Duomo, alla tastiera del Callido, personaggio noto e qui documentato, ma anche spostato nel medesimo tempo in un contesto simbolico: la posa, la luce speciale fatta di sfocature, il particolare attimo selezionato ne fanno una sorta di metafora della musica e dell’arte, afferrano il momento della trasfigurazione in cui davvero l’umano dice molto di più di se stesso.
Significative sono anche le numerose immagini relative all’ambiente politico locale, qui emblema di tutto quel lavoro testimoniale che l’autore ha effettuato delle fasi della politica feltrina. Le persone sono anche qui riconoscibili, sono “quelle” persone, ma ci raccontano atteggiamenti e consuetudini, equilibri e compromessi. Straordinaria quella in cui l’avvocato Vigna, capo dell’opposizione negli anni del secondo dopoguerra, conversa con il Sindaco Riva. Frescura lo coglie in una posa quasi goldoniana, in cui l’ammiccamento svela la realtà più quotidiana e condivisa da entrambi i protagonisti; è l’italianissimo balletto della politica.
Assistiamo ai consigli comunali degli anni ‘50, pieni del fermento democratico del dopoguerra, in cui sono riconoscibili diversi Feltrini, primo fra tutti il prof. Silvio Guarnieri, presente anche in due bei ritratti, che voglio qui ricordare e con il quale questa città ha un debito di riconoscenza per l’autorevole presenza culturale e per l’impegno civile.
Ma è ritratta anche la politica “in grande”, fatta di personaggi famosi: il presidente Gronchi in visita alla città e la di lui consorte con il giovane on. Fusaro, e ancora Saragat. Oltre all’aspetto laico compare frequente, perché frequentemente era presente, l’aspetto religioso, delle gerarchie, ma anche dei sacerdoti uomini, pieni di vigore o di mansuetudine, di deferenza o di consapevolezza, come nella splendida immagine dei due prelati a colloquio, di tizianesca costruzione. La vivacità dell’ambiente feltrino di allora è un’altra chiarissima evidenza delle foto di Frescura, come nella serie che ritrae le numerose mostre di pittura e d’arte in genere che si tenevano in città: Ocri, Palminteri, Milano, e le tante estemporanee, molte organizzate al Caffè Grande dal Circolo Artistico. Ma non solo. Memorabile il Teatro Verde in Birreria Pedavena nell’agosto 1957, con la compagnia del Piccolo di Milano a rappresentare “Arlecchino servo di due padroni” con il grande Moretti. O ancora l’illuminata figura di Carlo Scarpa in visita alla mostra “Abitare in campagna”, allestita a Palazzo Grassi, ma concepita e realizzata a Feltre, dalla coscienza civile di alcuni Feltrini di spicco, incubata in un ambiente sociale più consapevole della propria identità e più partecipe delle scelte di quanto non sia ora.
Feltre allora aveva la banda dei carabinieri, che si esibiva al caffè Grande, e Gabriele Franceschini nel febbraio 1956 portava la fiaccola delle olimpiadi invernali. Esisteva allora la Filodrammatica Feltrina che organizzava le sue rappresentazioni e Toti Del Monte era ospite di serate mondane del conte Cavarzerani nella villa di S. Fermo. A Feltre veniva il Padova di calcio (allora in serie A) in ritiro, la RAI riprendeva il torneo di tennis organizzato in Birreria Pedavena (Pietrangeli e Sirola). E ci passavano Bramieri, Enzo Tortora, Little Tony. Perfino, più tardi, il poeta Rafael Alberti.
Ci sono poi i luoghi della vita, che passa e si ripete, come l’avanti e indietro della corriera che va a Croce d’Aune, estate e inverno. I luoghi del lavoro, gli opifici importanti come la Metallurgica, la Birreria Pedavena, le tante officine artigiane. E i luoghi della gioia e dello spasso: i fondoni della Sonna vicino al ponte delle Corde, dove si giocava da piccoli o dove, a mezzanotte, dopo il ballo alla “Lucciola”, si faceva il bagno.
I momenti della celebrazione: i matrimoni, i funerali (Funerale dell’ing. Mario Luciani), le inaugurazioni. Anche gli avvenimenti importanti, positivi o tragici, che interessano la collettività: la littorina diesel, l’arrivo della corriera ad Arson e frazioni, la posa della prima pietra di Lattebusche, l’alluvione, la nascita dello IULM e la fondazione del CUF e della Famiglia Feltrina, così come le prime manifestazioni studentesche.
Ogni evento, ogni momento trova spazio nelle fotografie di Frescura, talvolta davvero con grande capacità trasfigurativa. Ecco allora le immagini di spettacoli circensi, del clown a cavallo, eroico, e degli splendidi acrobati, fermati a formare una crocifissione aerea, in cui la massa dei corpi si vanifica in un puro incrociarsi di linee. Tutti vivono una personale epopea, oltre il ruolo che rivestono. La quotidianità del lavoro si riscatta nella perfezione che il gesto raggiunge con la ripetitività. Vi sono poi i momenti legati ai lavori tradizionali (Lavori in campagna), in cui la dannazione del lavoro, della fatica, della gravità è letta quasi in chiave di epos, di quella grandezza che sola viene dall’accettazione del proprio posto nel mondo. La sagoma umana si ritaglia quasi in controluce sulla quinta di una montagna fortemente astratta, che dà quasi la sensazione di carta stropicciata, in una costruzione spaziale poco realistica e fortemente suggestiva.”
Editore: Agorà.
Dall’introduzione di Camila Dalmas e Giocondina Toigo – dal sogno alla speranza di un mondo migliore – questi racconti ci conducono in un viaggio avventuroso, ricco di belle sorprese e simpatici personaggi: il piccolo usignolo nella gabbia dorata, il coniglio, la mucca Giulietta, i pesciolini… frutto della vivace immaginazione di Michele e ci portano con la fantasia in universi lontani, in ambienti sperduti. Tutti i racconti hanno un comune filo conduttore: il desiderio di scoprire la chiave per un mondo più giusto, libero e armonioso.
Michele Barat nasce a Feltre 41 anni fa. Da 25 anni convive con un inquilino scomodo – la sclerosi multipla progressiva. Questo ospite indesiderato, tuttavia, pur limitandolo nella sua quotidianità, non gli impedisce di viaggiare con la fantasia e di creare mondi perfetti.
Il libro è stato prodotto interamente dall’autore e su sua espressa volontà parte del ricavato dalla vendita sarà devoluto ad una associazione no profit.
L’autore ci illumina su come la sinistra democratica italiana si sia distinta per la sua straordinaria capacità di manipolare la storia con una furbizia degna dei migliori illusionisti, il tutto condito con un buonismo onirico e irreale che fa sembrare le favole dei racconti realistici. Ma non è tutto: con la sua manifesta incapacità di affrontare i problemi reali del nostro tempo e la sua presunzione di essere il “modello umano superiore”, la sinistra si sta allontanando sempre di più dal sentire comune della gente, rischiando di rimanere isolata nella sua torre d’avorio. Inoltre l’autore, evidenzia la sconfitta economica, militare e ideologica dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale all’interno della scacchiera internazionale delle grandi potenze.
Il libro è stato auto prodotto dall’autore Gianni Sagrillo di 67 anni, bibliotecario presso la Comunità Montana Feltrina per quattro anni. Ha ideato trasmissioni musicali (sulla storia del blues e del jazz) per varie radio private, oltre ad essere un appassionato di storia, l’autore ama la musica e suona il pianoforte. Vive a Feltre, in provincia di Belluno.
Fino alla metà del secolo scorso, nella società italiana le donne furono considerate inferiori all’uomo non solo per forza fisica, ma anche per capacità intellettuali e per doti artistiche; furono pagate, pure a parità di occupazione, meno dell’uomo e per lo più relegate a compiere i lavori domestici; furono impossibilitate ad intervenire nella gestione della cosa pubblica, non godendo di diritti elettorali attivi, né tanto meno passivi.
Forse una delle più significative tappe verso l’emancipazione fu l’accurata e approfondita ricerca sulla situazione femminile nei vari Paesi occidentali e nelle diverse epoche storiche, compiuta e diretta dagli studiosi francesi Georges Duby e Michelle Perrot. La storia delle donne, edita nell’ultimo decennio del secolo scorso da Giuseppe Laterza, fu un’opera pioneristica che suscitò un enorme interesse in Italia e nel mondo.
Dall’intendimento di proporre una riflessione sulla specifica situazione della donna bellunese nelle epoche passate nasce il libro Donne bellunesi dal secolo XV al 1950, dove, oltre ad analizzare leggi e norme legislative, si descrivono costumi, vicende e condizioni di vita di nobili e di popolane, di mogli e di vedove, di figlie e di madri, di streghe e di prostitute, di emigranti e di viaggiatrici, di benefattrici e di anfitrioni, di artiste e di letterate, di massere e di docenti, di suore e di imprenditrici, di levatrici e di alpiniste, di donne oggetto di violenza e di omicide, di sante e di contrabbandiere. Mentre per alcune persone l’autrice ha riportato il puro e semplice nome, per altre ha tracciato dei ritratti a tutto tondo in cui ha evidenziato vicende, caratteristiche, capacità, aspirazioni e doti.
Per la stesura di questo libro, riguardante l’intera provincia di Belluno, sono state consultate molte opere edite, ma anche numerosi documenti d’archivio ancora inediti, privilegiando soprattutto l’Archivio di Stato di Belluno e, a titolo esemplificativo, alcuni archivi parrocchiali o comunali
Miriam Curti ha sempre avuto un occhio di riguardo per le problematiche locali e ha pubblicato numerosi articoli e saggi su giornali e riviste. Alcuni dei suoi libri più significativi , scritti in collaborazione con altri studiosi o frutto solo del suo lavoro sono “Stemmi e antiche famiglie di Mel (2012)”, “Famiglie nobili di Belluno (2015)”, “Notizie da Mel 1919-1963 (2018)”, “Famiglie cittadinesche di Belluno (2020)”, “Notizie da Borgo Valbelluna (2022)”.
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