Informazioni aggiuntive
Dimensioni | 16,5 × 23,5 cm |
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Autore | |
Anno | |
Formato | |
Pagine | |
EAN | |
Collana |
€11,05
La prima difesa della Regina delle Dolomiti nella Grande Guerra e le vere origini della Città di Ghiaccio nelle memorie dell’Alpin Referent Fritz Malcher. Perchè durante la Grande Guerra si arrivò a scavare la Marmolada fino a realizzare la Città di Ghiaccio? Come riuscirono le truppe imperiali a compiere un’opera che sfidava la natura e le conoscenze tecniche del tempo? E fu davvero merito esclusivo di Leo Handl se si riuscì in questa straordinaria impresa? Luca Girotto racconta una verità inaspettata.
Dimensioni | 16,5 × 23,5 cm |
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La prima difesa della Regina delle Dolomiti nella Grande Guerra e le vere origini della Città di Ghiaccio nelle memorie dell’Alpin Referent Fritz Malcher
Perchè durante la Grande Guerra si arrivò a scavare la Marmolada fino a realizzare la Città di Ghiaccio? Come riuscirono le truppe imperiali a compiere un’opera che sfidava la natura e le conoscenze tecniche del tempo? E fu davvero merito esclusivo di Leo Handl se si riuscì in questa straordinaria impresa?
A distanza di 100 anni da quei fatti, lo storico Luca Girotto offre nel suo libro 1915-1916 Kaiserjager in Marmolada una storia diversa. La sua fonte principale è un diario inedito, scritto dall’Alpin-Referent Fritz Malcher cui spettò organizzare la prima difesa della Regina delle Dolomiti.
Le sue memorie, impreziosite da 250 fotografie e documenti, costituiscono una testimonianza importante attraverso cui rileggere in una nuova luce la storia di quel settore del fronte dolomitico tra 1915 e 1916, agli inizi della Grande Guerra.
Dalla cresta del Padon al Col Ombèrt, da Fedaja a Punta Penia, Malcher immortala la guerra e le imprese alpinistiche in un caleidoscopio di emozioni e riflessioni. E’ una narrazione puntuale ed appassionata che non gli impedisce tuttavia di criticare serenamente quelli che ritiene errori madornali dei superiori comandi. Quanto avvenne in Marmolada, fino allo scavo delle gallerie nel ghiaccio che daranno origine alla città – fa comprendere Malcher – fu la risposta logistica allo sbaglio strategico di chi volle conquistare il massiccio più alto delle Dolomiti. “La situazione che avevamo cercato di instaurare con l’occupazione di Punta Penìa e della cresta della Marmolada – scrive Malcher – è stata capovolta dall’improvvida mossa di quei comandi superiori che ragionano solo sulle mappe e al caldo degli alloggi di retrovia: siamo noi ora a dover attraversare faticosamente il ghiacciaio sotto lo sguardo e il tiro degli italiani, per rifornire e mantenere inutili avamposti la cui conquista non arrecherebbe al nemico alcun vantaggio stategico. Il ghiacciaio non è più il nostro baluardo difensivo: si è invece trasformato nella nostra Via Crucis!”
Fu per rimediare a questo errore che i Kaiserjager del 4° reggimento, sotto la supervisione di ufficiali-tecnici come Malcher, Handl, Dekleva ed altri, impararono a scavare il ghiacciaio della Marmolada trivellandolo o facendone saltare in aria interi spalti di ghiaccio vergine allo scopo di realizzare dei tunnel di collegamento. “Ciò – conclude Malcher – segnò l’inizio di una brulicante vita sotterranea all’interno dei crepacci del caposaldo di quota 2800. Con crescente disinvoltura, ma anche senza alcuna perdita di vite umane né rilevanti incidenti, sul fondo gelato di quelle fenditure vennero costruiti ricoveri in legno, lamiera e carta catramata; nelle pareti della seraccata si svilupparono percorsi di collegamento e gallerie (…) Dopo le prime sperimentazioni, imparammo a trivellare il ghiaccio e a usare gli esplosivi più efficaci. In poco tempo, proprio nel bel mezzo del ghiacciaio, nacque un vero e proprio villaggio sotterraneo di cui ora altri rivendicano il merito esclusivo”.
Era l’inizio della Città di Ghiaccio, di cui Malcher – costretto a rientrare ad Innsbruck a causa di una brutta caduta sul ghiaccio – non potrà però seguire gli sviluppi. Ci penserà l’Ing. Leo Handl – scrive Girotto – che saprà abilmente accreditarsi come padre del complesso logistico sviluppatosi nel ventre del ghiacciaio. Fu un’azione di propaganda, forse in parte involontaria, che fini per spingere nell’oblio la straordinaria impresa di quegli uomini che, difendendo ed occupando le creste più alte per oltre un anno, l’avevano invece resa possibile. E che solo ora, finalmente, trovano riconosciuto impegno e valore.
SOMMARIO
PREFAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7
INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9
FRITZ MALCHER: CHI ERA COSTUI? . . . . . . . . . . . . . . pag. 11
ANTEFATTO LA GUERRA IN MARMOLADA
DAL MAGGIO ALL’OTTOBRE 1915 . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 15
IL TERRENO E GLI SCHIERAMENTI . . . . . . . . . . . . . . . pag. 15
LE PRIME OPERAZIONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 26
PROLEGOMENA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 34
IL DIARIO GRAFICO-FOTOGRAFICO DI FRITZ MALCHER . . . pag. 42
PREMESSA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 42
VERSO IL FRONTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 43
UN “GLASTEUFEL” ALLA ROSENGARTENSTRAßE . . . . . . pag. 54
ATTORNO ALLA MARMOLADA . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 61
L’OCCUPAZIONE DELLA CRESTA OVEST DELLA
MARMOLADA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 175
UNA PERICOLOSA SCIATA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 190
L’OCCUPAZIONE DI PUNTA PENIA . . . . . . . . . . . . . . . pag. 193
UN CANNONE IN CRESTA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 203
ERRORE TATTICO: L’AVANZATA SUL GHIACCIAIO . . . . . . . pag. 206
UNA SITUAZIONE RADICALMENTE MUTATA . . . . . . . . . . pag. 214
EPILOGO – 10 ANNI DOPO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 233
BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 235
RINGRAZIAMENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 238
Dai 25 anni di vita condivisa tra Nadia e Casimiro, nasce questa raccolta di ricette che percorre la storia e la strada battuta in questi anni di lavoro e condivisione. Ricette scritte con passione e speranza che qualcuno voglia cimentarsi nella sperimentazione. Nella raccolta ci sono spunti e proposte che toccano la stagionalità dei prodotti e la gratinatura dei piatti; si passa dai classici risotti, alle zuppe e ai sughi e alle rivisitazioni di alcuni piatti di ispirazione etnica.
Ricette, ricordi, memorie e narrazioni. Perchè nulla vada perduto.
Fino alla metà del secolo scorso, nella società italiana le donne furono considerate inferiori all’uomo non solo per forza fisica, ma anche per capacità intellettuali e per doti artistiche; furono pagate, pure a parità di occupazione, meno dell’uomo e per lo più relegate a compiere i lavori domestici; furono impossibilitate ad intervenire nella gestione della cosa pubblica, non godendo di diritti elettorali attivi, né tanto meno passivi.
Forse una delle più significative tappe verso l’emancipazione fu l’accurata e approfondita ricerca sulla situazione femminile nei vari Paesi occidentali e nelle diverse epoche storiche, compiuta e diretta dagli studiosi francesi Georges Duby e Michelle Perrot. La storia delle donne, edita nell’ultimo decennio del secolo scorso da Giuseppe Laterza, fu un’opera pioneristica che suscitò un enorme interesse in Italia e nel mondo.
Dall’intendimento di proporre una riflessione sulla specifica situazione della donna bellunese nelle epoche passate nasce il libro Donne bellunesi dal secolo XV al 1950, dove, oltre ad analizzare leggi e norme legislative, si descrivono costumi, vicende e condizioni di vita di nobili e di popolane, di mogli e di vedove, di figlie e di madri, di streghe e di prostitute, di emigranti e di viaggiatrici, di benefattrici e di anfitrioni, di artiste e di letterate, di massere e di docenti, di suore e di imprenditrici, di levatrici e di alpiniste, di donne oggetto di violenza e di omicide, di sante e di contrabbandiere. Mentre per alcune persone l’autrice ha riportato il puro e semplice nome, per altre ha tracciato dei ritratti a tutto tondo in cui ha evidenziato vicende, caratteristiche, capacità, aspirazioni e doti.
Per la stesura di questo libro, riguardante l’intera provincia di Belluno, sono state consultate molte opere edite, ma anche numerosi documenti d’archivio ancora inediti, privilegiando soprattutto l’Archivio di Stato di Belluno e, a titolo esemplificativo, alcuni archivi parrocchiali o comunali
Miriam Curti ha sempre avuto un occhio di riguardo per le problematiche locali e ha pubblicato numerosi articoli e saggi su giornali e riviste. Alcuni dei suoi libri più significativi , scritti in collaborazione con altri studiosi o frutto solo del suo lavoro sono “Stemmi e antiche famiglie di Mel (2012)”, “Famiglie nobili di Belluno (2015)”, “Notizie da Mel 1919-1963 (2018)”, “Famiglie cittadinesche di Belluno (2020)”, “Notizie da Borgo Valbelluna (2022)”.
A cavallo tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo, epoca in cui visse e operò Albrecht Durer, l’Italia intesa come stato sovrano unitario, ancora non esisteva. Albrecht Durer, che quest’opera ritrae a cavallo tra l’immaginazione di un viaggio nello spazio-tempo e una minuziosa ricostruzione storica, integra pienamente le caratteristiche dell’Italico d’eccellenza. Durer lo è sin da giovanissimo per il suo imprinting culturale, avendo frequentato la scuola latina nelle aule della chiesa di San Lorenzo a Norimberga. Lo è ancor di più nell’ispirazione artistica che accompagna tutta la sua vita, costellata di incontri con colossi della pittura, come Andrea Mantegna e un “giovane apprendista che veniva dalle montagne del Cadore”, poi divenuto celeberrimo col nome di Tiziano; ma anche Giovanni Bellini e Vittore Carpaccio, conosciuti tramite le loro opere, e Raffaello da Urbino, con il quale interviene uno scambio di doni. Molti sono gli “Italici” che accompagnano la vita dell’artista. Però l’artista ha un’altra caratteristica, dominante nel tema radici culturali italiane nel mondo che l’Italia celebra ufficialmente quest’anno: è un emigrante. Nel senso che l’emigrazione da un punto all’altro dell’Europa che, a quei tempi, non era certo collegata come oggi, è un elemento costante della sua vita.
Paolo Doglioni, imprenditore bellunese, ritorna ai lettori con la casa editrice DBS. Si ricordano dello stesso autore “W L’Empereur – Indagine su un dragone napoleonico e un servizio di piatti” 2009, “Il dipinto ritrovato- storia di un condottiero del XV secolo” 2011, “L’internazionalizzazione ai tempi dell’aquila reale” 2012, “Schegge di storia bellunese” 2012, “1943-1944 Diario di guerra di un bellunese” 2013, “Doglioni – Belluno, 100 anni 1921-2021”, 2020 oltre ad aver collaborato alla pubblicazione di trattati storici bellunesi.
Il ricavato dalla vendita sarà, per espressa volontà dell’autore, devoluto a sostenere un service del Rotary Club in provincia di Belluno
Tutte le nostre spedizioni in Italia avvengono via corriere BRT. Per costi e termini di servizio clicca qui.
Per contattarci: info@edizionidbs.it