Informazioni aggiuntive
Peso | 2 kg |
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Dimensioni | 21 × 30 cm |
A cura di | |
EAN | |
Formato | |
Pagine |
Il prezzo originale era: €20,00.€19,00Il prezzo attuale è: €19,00.
Esaurito
Acqua come risorsa pubblica da sfruttare e gestire con regole precise: potrebbe essere uno slogan politico, ed invece è una delle consapevolezze alla base della Civiltà Romana almeno a partire dalla prima Età Repubblicana. Le modalità in cui tale pensiero si esplicava nella concretezza sono ora raccontate nel nuovo volume curato da Eugenio Tamburrino “Aquam Ducere II”. Il ibro si concentra sull’utilizzo dell’acqua nella città romana e sui sistemi idraulici che la caratterizzano analizzandone progettazione, problemi tecnici, distribuzione.
Peso | 2 kg |
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Dimensioni | 21 × 30 cm |
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Acqua come risorsa pubblica da sfruttare e gestire con regole precise: potrebbe essere uno slogan politico, ed invece è una delle consapevolezze alla base della Civiltà Romana almeno a partire dalla prima Età Repubblicana.
Le modalità in cui tale pensiero si esplicava nella concretezza sono ora raccontate nel nuovo volume curato da Eugenio Tamburrino “Aquam Ducere II”. Il libro, di 242 pagine, raccoglie gli atti della seconda International Summer School promossa a Feltre nel 2015 dal Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova. Dopo aver delineato nel precedente Aquam Ducere l’approvvigionamento idrico e la gestione delle acque sia in contesti urbani sia in insediamenti rurali, la nuova pubblicazione si concentra ora sull’utilizzo dell’acqua nella città romana e sui sistemi idraulici che la caratterizzano analizzandone progettazione, problemi tecnici, distribuzione.
Lungi dal concentrarsi su un argomento per archeologi e specialisti di settore, il volume – supportato da un cospicuo apparato iconografico – chiarisce anche ad un pubblico più profano il rapporto tra il cittadino e l’acqua ed il valore essenziale del bene idrico nel definire lo status di città di un centro urbano. Bene concesso dall’imperatore, l’acqua era nella consapevolezza diffusa dell’Uomo romano di ogni censo una risorsa preziosa e fondamentale. Per rendersene conto basti pensare – come ricorda nel suo bel saggio Paola Zanovello – che nella stessa Roma le infrastrutture idriche compaiono ben prima della grande monumentalizzazione avviata in età cesariano-augustea: si pensi solo alla duplice impresa realizzata da Claudio Appio Cieco (fine IV sec. a.C.): la via e l’aqua Appia. E ancora: proprio strade acquedotti e fognature, che noi definiamo infrastrutture, furono i campi di eccellenza dei Romani. Conoscerle, comprendere il loro funzionamento e il modo in cui venivano percepite ed utilizzate diventa dunque chiave fondamentale per comprendere l’intera Civiltà Romana.
Dalla penisola italica alle Province, il volume curato da Tamburrino accompagna il lettore in un viaggio tra villae, thermae, acquedotti, condotte pubbliche, fontane cittadine, cloache alla scoperta di testimonianze e reperti capaci di raccontare una realtà antica di oltre duemila anni ma alla base di concezioni e sensibilità moderne. Una per tutte: l’idea di acqua come beneficio insostituibile per la collettività, da distribuirsi capillarmente attraverso centinaia di fontane.
Nel 1987 Aldo Villabruna, in un cantiere nel comune di Sovramonte, rinvenne una sepoltura con i resti di ossa umane e una punta di freccia risalenti all’ultima fase del periodo Paleozoico, 14.000 anni fa appunto. Da allora il Cacciatore o Uomo della Val Rosna ha fornito e continua a fornire preziosissime informazioni sui primi abitanti delle Alpi occidentali: si tratta di una delle più antiche sepolture di area alpina, ma rappresenta anche un esempio straordinario di arte funeraria paleolitica, nonché il primo caso di intervento odontoiatrico della storia!
Il volume dedicato ai ragazzi, ma ricco di informazioni specifiche di sicuro interesse anche per gli adulti, è diviso in due parti. La prima, di carattere narrativo, racconta la storia di un gruppo di cacciatori e raccoglitori nomadi, che seguendo le migrazioni degli animali, giunge dalla pianura ai piedi delle Alpi. Chiara Villabruna, grazie a una narrazione incalzante e ricca di dettagli, ci restituisce un racconto coinvolgente e appassionante, capace di immergere grandi e bambini nello stile di vita di coloro che hanno abitato quel riparo nella valle tra i torrenti Rosna e Cismon. Nella seconda parte, di carattere divulgativo, Aldo Villabruna espone con precisione e con il supporto di numerose immagini, i reperti rinvenuti nella sepoltura e le loro funzioni, aggiungendo al libro un irresistibile valore didattico. A impreziosire la storia ci sono le delicate e suggestive illustrazioni di Marisa Viezzoli.
Il libro, ultimo nato delle Edizioni DBS, rappresenta un ulteriore tassello nella missione della casa editrice: raccogliere, preservare e divulgare la storia e il vasto patrimonio culturale del territorio, soprattutto ai giovani, così da evitarne la dispersione. Una storia, come quella dell’Uomo della Val Rosna, che anche a distanza di 14.000 anni continua a sorprendere ed emozionare.
E se si scoprisse che la Valle di Seren che ormai conta pochi residenti, fosse stata in realtà colpita da una maledizione lanciata anni orsono da un parroco per vendicarsi del voltaspalle dei suoi parrocchiani?
Daniele Gazzi e Dante Rech ripercorrono questo fatto e/0 leggenda che si tramanda da generazioni e attraverso una lunga carrellata di foto descrivono la vita, a volte dura, ma sempre dignitosa di chi questa Valle la ha vissuta, amata, protetta e purtroppo ha dovuto lasciare a causa delle dure condizioni di vita
C’è Giulietta, la bambina che va di fretta, Teresa che dorme con la luce accesa, Doriana che veste strana e ancora Eunice che canta quand’è felice….
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