Additional information
Weight | 0,127 kg |
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Dimensions | 11 × 17 cm |
Autore | |
Anno | |
Formato | |
Pagine | |
EAN |
€5,10
18 in stock
Dai modi di coltivazione della terra alla cura delle viti, questo libro è un piccolo gioiello dedicato a tutti coloro che vogliono riscoprire usi, segreti, suggerimenti di un pioniere dell’agricoltura e della viticoltura veneta nell’Ottocento.
Luigi Crema era nato a Musano (TV) nel 1842. Non aveva frequentato nessuna scuola, aveva imparato a leggere e scrivere da solo e da semplice agricoltore era diventato per passione innnovatore. Sperimentava infatti quel che riteneva conveniente, come nel caso dei trattamenti sulle viti con solfato, rame e calce, in quantità, diluizioni e tempi diversi. Era importante sperimentare, perché il micidiale fungo, chiamato peronospora, faceva strage di viti.
Scrive Crema ai suoi lettori: “Oh cari lettori compatite se questo libro non è scritto con grammatica ma è appoggiato dal contadino sulla pratica della esperienza e della verità e se volete veder la garanzia vi farò l’opera mia nella piantagione mia.”
Weight | 0,127 kg |
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Dimensions | 11 × 17 cm |
Autore | |
Anno | |
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Pagine | |
EAN |
Dai modi di coltivazione della terra alla cura delle viti, questo libro è un piccolo gioiello dedicato a tutti coloro che vogliono riscoprire usi, segreti, suggerimenti di un pioniere dell’agricoltura e della viticoltura veneta nell’Ottocento.
Luigi Crema era nato a Musano (TV) nel 1842. Non aveva frequentato nessuna scuola, aveva imparato a leggere e scrivere da solo e da semplice agricoltore era diventato per passione innnovatore. Sperimentava infatti quel che riteneva conveniente, come nel caso dei trattamenti sulle viti con solfato, rame e calce, in quantità, diluizioni e tempi diversi. Era importante sperimentare, perché il micidiale fungo, chiamato peronospora, faceva strage di viti.
Luigi era chiamato anche con il soprannome di Gigio Corte: “corte” intesa come concimaia perché sperimentava anche questa. Aveva capito, senza comprenderne il significato, che il letame non doveva essere utilizzato tal quale, ma era necessario un certo periodo di maturazione per la sua trasformazione, meglio se compiuta mescolato con terra o terriccio o altre sostanze decomponibili che recuperava per la circostanza. Aveva capito, ignorandone il processo batteriologico, che il letame doveva trasformarsi in sali minerali e per raggiungere tale scopo aveva costruito due “corte” o letamai, in modo da utilizzarne uno mentre l’altro era in preparazione per la fermentazione e la maturazione.
Calcolava anche i rendimenti produttivi, non solo delle viti, ma anche di altre coltivazioni, prima con un tipo di letame e poi con un altro, rendendosi conto della quantità e della qualità dei raccolti. Proponeva quindi, ai suoi lettori, non solo la merce che vendeva, ma anche i procedimenti per ottenere il meglio, sia come quantità che come qualità.
Un altro particolare va messo in evidenza: raccomandava agli agricoltori di alternare il sistema di aratura con aratri di legno e aratri di ferro. Questi ultimi avevano il vantaggio di rivoltare il terreno da profondità maggiori rispetto all’aratro di legno, portando in superficie il terreno più fertile ed ottenendo un migliore risultato nei raccolti. Senza esagerare però, in quanto doveva essere evitato che la ghiaia appena sottostante potesse essere portata in superficie.
Scrive Crema ai suoi lettori: “Oh cari lettori compatite se questo libro non è scritto con grammatica ma è appoggiato dal contadino sulla pratica della esperienza e della verità e se volete veder la garanzia vi farò l’opera mia nella piantagione mia.”
Il libro è illustrato con foto d’epoca b/n
L’autore ci illumina su come la sinistra democratica italiana si sia distinta per la sua straordinaria capacità di manipolare la storia con una furbizia degna dei migliori illusionisti, il tutto condito con un buonismo onirico e irreale che fa sembrare le favole dei racconti realistici. Ma non è tutto: con la sua manifesta incapacità di affrontare i problemi reali del nostro tempo e la sua presunzione di essere il “modello umano superiore”, la sinistra si sta allontanando sempre di più dal sentire comune della gente, rischiando di rimanere isolata nella sua torre d’avorio. Inoltre l’autore, evidenzia la sconfitta economica, militare e ideologica dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale all’interno della scacchiera internazionale delle grandi potenze.
Il libro è stato auto prodotto dall’autore Gianni Sagrillo di 67 anni, bibliotecario presso la Comunità Montana Feltrina per quattro anni. Ha ideato trasmissioni musicali (sulla storia del blues e del jazz) per varie radio private, oltre ad essere un appassionato di storia, l’autore ama la musica e suona il pianoforte. Vive a Feltre, in provincia di Belluno.
Dai 25 anni di vita condivisa tra Nadia e Casimiro, nasce questa raccolta di ricette che percorre la storia e la strada battuta in questi anni di lavoro e condivisione. Ricette scritte con passione e speranza che qualcuno voglia cimentarsi nella sperimentazione. Nella raccolta ci sono spunti e proposte che toccano la stagionalità dei prodotti e la gratinatura dei piatti; si passa dai classici risotti, alle zuppe e ai sughi e alle rivisitazioni di alcuni piatti di ispirazione etnica.
Ricette, ricordi, memorie e narrazioni. Perchè nulla vada perduto.
Fino alla metà del secolo scorso, nella società italiana le donne furono considerate inferiori all’uomo non solo per forza fisica, ma anche per capacità intellettuali e per doti artistiche; furono pagate, pure a parità di occupazione, meno dell’uomo e per lo più relegate a compiere i lavori domestici; furono impossibilitate ad intervenire nella gestione della cosa pubblica, non godendo di diritti elettorali attivi, né tanto meno passivi.
Forse una delle più significative tappe verso l’emancipazione fu l’accurata e approfondita ricerca sulla situazione femminile nei vari Paesi occidentali e nelle diverse epoche storiche, compiuta e diretta dagli studiosi francesi Georges Duby e Michelle Perrot. La storia delle donne, edita nell’ultimo decennio del secolo scorso da Giuseppe Laterza, fu un’opera pioneristica che suscitò un enorme interesse in Italia e nel mondo.
Dall’intendimento di proporre una riflessione sulla specifica situazione della donna bellunese nelle epoche passate nasce il libro Donne bellunesi dal secolo XV al 1950, dove, oltre ad analizzare leggi e norme legislative, si descrivono costumi, vicende e condizioni di vita di nobili e di popolane, di mogli e di vedove, di figlie e di madri, di streghe e di prostitute, di emigranti e di viaggiatrici, di benefattrici e di anfitrioni, di artiste e di letterate, di massere e di docenti, di suore e di imprenditrici, di levatrici e di alpiniste, di donne oggetto di violenza e di omicide, di sante e di contrabbandiere. Mentre per alcune persone l’autrice ha riportato il puro e semplice nome, per altre ha tracciato dei ritratti a tutto tondo in cui ha evidenziato vicende, caratteristiche, capacità, aspirazioni e doti.
Per la stesura di questo libro, riguardante l’intera provincia di Belluno, sono state consultate molte opere edite, ma anche numerosi documenti d’archivio ancora inediti, privilegiando soprattutto l’Archivio di Stato di Belluno e, a titolo esemplificativo, alcuni archivi parrocchiali o comunali
Miriam Curti ha sempre avuto un occhio di riguardo per le problematiche locali e ha pubblicato numerosi articoli e saggi su giornali e riviste. Alcuni dei suoi libri più significativi , scritti in collaborazione con altri studiosi o frutto solo del suo lavoro sono “Stemmi e antiche famiglie di Mel (2012)”, “Famiglie nobili di Belluno (2015)”, “Notizie da Mel 1919-1963 (2018)”, “Famiglie cittadinesche di Belluno (2020)”, “Notizie da Borgo Valbelluna (2022)”.
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