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IL LAGER DENTRO

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Da Dachau a Magdeburgo, Mauthausen e Allach: la storia vera del veneto Luigi Bozzato, sopravvissuto per sedici mesi a 4 lager, a un’esecuzione nella camera a gas e ai forni crematori.  Prefazione di Mario Isnenghi. Foto dagli archivi di Dachau, Mauthausen e Tempio nazionale Internato Ignoto

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Dimensioni 16,5 × 23,5 cm
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Da Dachau a Magdeburgo, Mauthausen e Allach: la storia vera del veneto Luigi Bozzato, sopravvissuto a 4 lager, a un’esecuzione nella camera a gas e ai forni crematori.

Sedici mesi nei campi di concentramento di Dachau, Magdeburgo, Mauthausen e Allach: è la storia vera del padovano Luigi Bozzato, raccontata a due voci da Umberto Marinello e da Bozzato stesso nel libro “Il lager dentro”. Pubblicato nel 2000, il volume – introdotto ma Mario Isnenghi – è ora proposto da Edizioni DBS in una edizione riveduta ed ampliata con nuove foto provenienti anche dagli archivi di Dachau e del Tempio dell’Internato Ignoto di Padova.

“La volontà – spiega l’Editore Silvio De Boni – è di far conoscere a quante più persone possibili la vicenda terribile ed emblematica di Luigi Bozzato. Prima militare in Jugoslavia, rientrato avventurosamente dopo l’8 settembre sfidò il locale podestà per difendere il padre, rifiutò di diventare repubblichino, scelse di essere partigiano.  Tradito ed incarcerato sopravvisse a una fucilazione di massa e venne quindi internato. Qui iniziò un inferno fatto di paure, botte, frustate, di una esecuzione non riuscita nella camera a gas e di un forno crematorio da cui si salvò in maniera avventurosa perdendo l’unico residuo di identità consentito ai prigionieri ovvero il numero, che risulta ancora oggi morto e annullato”.

Una vita avventurosa, segnata – una volta tornato a casa – dal dramma di non essere creduto. Scrive Luigi Bozzato nel libro: “Racconto a tutti quelli che la vogliono sentire la mia storia, ma nessuno mi crede. Solo i miei mi credono. Gli altri dicono che sono matto, anche perché i ricordi degli orrori passati mi provocano delle crisi e allora mi ricoverano in Neurologia dove mi imbottiscono di tranquillanti. Così con la storia di Neurologia nessuno mi crede più. “Non è possibile che un essere umano sopravviva a tante torture, a tanta fame, a tanto freddo, a tanto lavoro. È stato in Neuro. Non è vero quello che racconta”. Di quelli che erano stati in Russia, che erano stati feriti, che si erano congelati, si parla molto. Ma degli ex deportati in campo di sterminio non si parla per niente. Siamo rimasti troppo in pochi. Sono quasi tutti morti. E a noi non credono”.

Con l’aiuto di Umberto Marinello la storia di Bozzato ha trovato finalmente la voce per farsi ascoltare: “Luigi si era dato una missione: raccontare, soprattutto ai giovani, ciò che era successo nei campi di sterminio a lui e a moltissimi altri come lui per svegliare le coscienze, nella speranza che simili cose non potessero più accadere. Aveva un modo così diretto di raccontare, era così evidente la sua sofferenza, che riusciva a toccare l’animo di tutti, dai più piccoli alle persone mature. Aveva un cruccio, Luigi. Si preoccupava di quello che sarebbe successo quando lui non ci fosse più. Perciò mi esortava a scrivere la sua storia. Così abbiamo pensato ad un libro intervista: andavo a casa sua con il registratore e mi facevo raccontare , seduta per seduta, ciò che gli era accaduto. La cosa ha funzionato fino a che abbiamo affrontato le sue esperienze militari in Jugoslavia. Quando però siamo arrivati all’internamento nel primo campo di sterminio, Dachau, mi sono reso conto che rievocare quello che gli hanno fatto e soprattutto quello che ha visto fare a donne e bambini, gli procurava una sofferenza tale da mettere in pericolo la sua stessa vita. E allora ho smesso, malgrado le sue insistenze. Ed ho deciso di raccontare io la sua storia. Così è uscito nel 2000 “Il lager dentro”, presentato a Pontelongo dall’allora presidente della Camera dei Deputati, Violante. Luigi apriva come volontario l’ufficio della sezione di Piove di Sacco dell’Associazione Combattenti e Reduci. Nelle lunghe ore di solitudine in quell’ufficio si è messo a scrivere la sua biografia. E un giorno è venuto da me con cinque agende scritte in dialetto (era semianalfabeta): me le ha messe sul tavolo e mi ha detto: “Adesso pensaci tu”. Ho impiegato due anni a tradurle in un linguaggio comprensibile, cercando, per quanto possibile, di mantenere il ritmo e la spontaneità di quegli scritti. Alla morte di Luigi sono stati fatti molti progetti per mantenere viva la sua memoria, ma uno alla volta sono naufragati tutti. Il Comune gli ha dedicato la biblioteca. Per il resto, è silenzio”.

Prefazione di Mario Isnenghi. Foto dagli archivi di Dachau, Mauthausen e Tempio nazionale Internato Ignoto

 

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