Additional information
Weight | 1 kg |
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Dimensions | 17 × 24 cm |
A cura di | |
Anno | |
Autore | |
EAN | |
Formato | |
Pagine |
€16,15
È una delle testimonianze dirette più vive della Grande Guerra sul Grappa: il diario del ragazzo del 99 Giuseppe Perrozzi torna in libreria nel volume “1918 Monte Grappa”, a cura di Piero Tessaro. In 304 pagine è presentata la trascrizione integrale del manoscritto originale, cui si affiancano le immagini tratte dall’album fotografico realizzato dallo stesso Perrozzi. Alle immagini di cento anni fa il curatore ha affiancato scatti a colori realizzati oggi negli stessi luoghi di allora, offrendo al lettore la possibilità di uno straordinario viaggio nel tempo.
Weight | 1 kg |
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Dimensions | 17 × 24 cm |
A cura di | |
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È una delle testimonianze dirette più vive della grande guerra sul Grappa: il diario del ragazzo del 99 Giuseppe Perrozzi torna in libreria nel volume “1918 Monte Grappa”, a cura di Piero Tessaro.
In 304 pagine è presentata la trascrizione integrale del manoscritto originale, cui si affiancano le immagini tratte dall’album fotografico realizzato dallo stesso Perrozzi, la cui esistenza era nota solo a pochissimi e che permettono di ripercorrere anche visivamente fatti e luoghi narrati dall’autore. Alle immagini di cento anni fa il curatore ha affiancato scatti a colori realizzati oggi negli stessi luoghi di allora, offrendo al lettore la possibilità di uno straordinario viaggio nel tempo.
È un elemento in più per apprezzare la straordinarietà della narrazione di Perrozzi. Nato a Vasto (Chieti) nel 1899, a diciotto anni abbandona gli studi liceali per arruolarsi volontario nel Regio Esercito. Viene inviato sul Massiccio, inquadrato nella 887a Batteria 70 Cannoni da Montagna postata sul Caposaldo 11 di Cima Grappa.
Per la sua preparazione culturale viene impiegato in compiti informativi e di collegamento che lo portano a toccare diverse postazioni del fronte dalla Valle dell’Archesòn fino alle prime linee sotto i Solaròli. Questo gli permette di vedere e descrivere l’intero fronte e di attingere a notizie di prima mano direttamente dai comandi e dai soldati. Tutto confluisce nel suo diario, dove con una scrittura limpida e precisa narra lo scorrere delle giornate, tra scontri a fuoco e vita di trincea. È la piccola storia che si intreccia ai grandi fatti come la Battaglia del Solstizio nel giugno 1917 o quella di Vittorio Veneto, cui assiste da una posizione sotto il Valderòa. Come tutti gli eventi cui assiste, anche questi sono descritti con vivida immediatezza, senza lasciare che l’emozione – pur presente – tradisca la lucidità. “Fa’ che giammai sia vano il nostro sacrificio” scrive a conclusione del suo diario, il 6 novembre 1918. Da allora, finché la salute glielo permetterà, Perrozzi tornerà ogni anno sul Grappa a rendere omaggio alle migliaia di compagni caduti. A loro dedicherà la poesia “Una notte sul Grappa” che Piero Tessaro ha voluto porre a conclusione del volume.
Giuseppe Perrozzi, “1918 Monte Grappa. Diario di guerra di un Ragazzo del 99”, Edizioni DBS, Rasai di Seren del Grappa (BL), 2017, EAN 9788899369880, € 17 – 304 pp.
L’autore ci illumina su come la sinistra democratica italiana si sia distinta per la sua straordinaria capacità di manipolare la storia con una furbizia degna dei migliori illusionisti, il tutto condito con un buonismo onirico e irreale che fa sembrare le favole dei racconti realistici. Ma non è tutto: con la sua manifesta incapacità di affrontare i problemi reali del nostro tempo e la sua presunzione di essere il “modello umano superiore”, la sinistra si sta allontanando sempre di più dal sentire comune della gente, rischiando di rimanere isolata nella sua torre d’avorio. Inoltre l’autore, evidenzia la sconfitta economica, militare e ideologica dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale all’interno della scacchiera internazionale delle grandi potenze.
Il libro è stato auto prodotto dall’autore Gianni Sagrillo di 67 anni, bibliotecario presso la Comunità Montana Feltrina per quattro anni. Ha ideato trasmissioni musicali (sulla storia del blues e del jazz) per varie radio private, oltre ad essere un appassionato di storia, l’autore ama la musica e suona il pianoforte. Vive a Feltre, in provincia di Belluno.
Dai 25 anni di vita condivisa tra Nadia e Casimiro, nasce questa raccolta di ricette che percorre la storia e la strada battuta in questi anni di lavoro e condivisione. Ricette scritte con passione e speranza che qualcuno voglia cimentarsi nella sperimentazione. Nella raccolta ci sono spunti e proposte che toccano la stagionalità dei prodotti e la gratinatura dei piatti; si passa dai classici risotti, alle zuppe e ai sughi e alle rivisitazioni di alcuni piatti di ispirazione etnica.
Ricette, ricordi, memorie e narrazioni. Perchè nulla vada perduto.
Fino alla metà del secolo scorso, nella società italiana le donne furono considerate inferiori all’uomo non solo per forza fisica, ma anche per capacità intellettuali e per doti artistiche; furono pagate, pure a parità di occupazione, meno dell’uomo e per lo più relegate a compiere i lavori domestici; furono impossibilitate ad intervenire nella gestione della cosa pubblica, non godendo di diritti elettorali attivi, né tanto meno passivi.
Forse una delle più significative tappe verso l’emancipazione fu l’accurata e approfondita ricerca sulla situazione femminile nei vari Paesi occidentali e nelle diverse epoche storiche, compiuta e diretta dagli studiosi francesi Georges Duby e Michelle Perrot. La storia delle donne, edita nell’ultimo decennio del secolo scorso da Giuseppe Laterza, fu un’opera pioneristica che suscitò un enorme interesse in Italia e nel mondo.
Dall’intendimento di proporre una riflessione sulla specifica situazione della donna bellunese nelle epoche passate nasce il libro Donne bellunesi dal secolo XV al 1950, dove, oltre ad analizzare leggi e norme legislative, si descrivono costumi, vicende e condizioni di vita di nobili e di popolane, di mogli e di vedove, di figlie e di madri, di streghe e di prostitute, di emigranti e di viaggiatrici, di benefattrici e di anfitrioni, di artiste e di letterate, di massere e di docenti, di suore e di imprenditrici, di levatrici e di alpiniste, di donne oggetto di violenza e di omicide, di sante e di contrabbandiere. Mentre per alcune persone l’autrice ha riportato il puro e semplice nome, per altre ha tracciato dei ritratti a tutto tondo in cui ha evidenziato vicende, caratteristiche, capacità, aspirazioni e doti.
Per la stesura di questo libro, riguardante l’intera provincia di Belluno, sono state consultate molte opere edite, ma anche numerosi documenti d’archivio ancora inediti, privilegiando soprattutto l’Archivio di Stato di Belluno e, a titolo esemplificativo, alcuni archivi parrocchiali o comunali
Miriam Curti ha sempre avuto un occhio di riguardo per le problematiche locali e ha pubblicato numerosi articoli e saggi su giornali e riviste. Alcuni dei suoi libri più significativi , scritti in collaborazione con altri studiosi o frutto solo del suo lavoro sono “Stemmi e antiche famiglie di Mel (2012)”, “Famiglie nobili di Belluno (2015)”, “Notizie da Mel 1919-1963 (2018)”, “Famiglie cittadinesche di Belluno (2020)”, “Notizie da Borgo Valbelluna (2022)”.
Tutte le nostre spedizioni in Italia avvengono via corriere BRT. Per costi e termini di servizio clicca qui.
Per contattarci: info@edizionidbs.it
Fune di vincolo –
Recensione pubblicata sul blog Fune di vincolo, novembre 2017
Macchina del tempo impostata. Destinazione Italia, Vasto, casa Perrozzi, anno 1899. Dai vetri della macchina del tempo – appannati causa viaggio interdimensionale – assistiamo alla nascita del piccolo Peppino, ovvero Giuseppe Perrozzi. Giusto il tempo di fare un brindisi e riprogrammiamo la macchina con destinazione Lanciano, Chiesa di Santa Maria Maggiore, tarda notte del 1918.
Peppino è inginocchiato sui gradini della Chiesa, mancano 2 giorni prima della sua partenza per la guerra e lui è intento a pregare la Madonna affinché lo faccia tornare sano e salvo dai suoi amatissimi genitori.
Peppino ha oramai 18 anni, suona la chitarra, canta, magari ha pure la morosa, è appassionato di poesia e scrittura, ma ha appena dovuto abbandonare l’ultimo anno del liceo. La patria infatti ha chiamato, si trova in grave pericolo e ha dovuto richiedere l’aiuto ai ragazzini del 1899. Giuseppe ha risposto con coraggio e incoscienza giovanile, vuole partire per il fronte, vuole combattere a tutti i costi, non vuole tirarsi indietro e nascondersi dal sacrifico che la Storia ha richiesto alla sua generazione.
No, non è la trama di un film di fantascienza. Mi rendo conto che quando si parla di un 18enne che ama la patria e lotta per essa si rischia sempre di sfociare in quelle cose un po’ alla Star Wars… ma no, in questo caso è tutto vero. Per questo ho voluto aggiungere il dettaglio della macchina del tempo, per bilanciare il tutto con qualcosa di più ragionevole e concreto. Ovvio, no?
Torniamo a noi…
Peppino viene inquadrato nella 887^ batteria 70 cannoni da montagna è viene spedito sul Monte Grappa, caposaldo 11, puntatore al 3° pezzo. Rimane sulla Sacra montagna dall’aprile 1918 fino alla fine della guerra e qui, tra un rischio e l’altro, si mette a scrivere il suo diario. 304 pagine che raccontano una piccola e incredibile storia che si intreccia con la Storia dotata di S maiuscola… quella che stava cambiando per sempre le sorti del mondo.
Ma eccovi ora un’altra storia…
Piero Tessaro – classe 1944 – nasce nel bellunese (come il sottoscritto) e ad un certo punto decide di dedicare la sua vita – o almeno una buona parte di essa – alla riscoperta e conservazione della memoria storica dei territori del Feltrino e del Trevigiano. Questa avventura lo porta ben presto alla scoperta di Peppino e del suo diario. Le sue preziose pagine vecchie di 100 anni vengono diligentemente curate da Piero che le arricchisce con l’album fotografico di guerra del Perrozzi stesso ed infine il tutto viene affidato all’esperienza e professionalità della DBS edizioni che pubblica ufficialmente il tutto.
Peppino, Piero e la DBS hanno fatto tutto questo enorme sbattimento per noi… non ci resta che comprare il libro e spargere la voce. Fare clic qui di seguito, grazie: COMPRA 1918 MONTE GRAPPA.
Il buon Peppino in questi 7 mesi di Grappa (inteso come guerra sul Monte Grappa) fa praticamente di tutto tranne che l’artigliere. Il coraggio, l’intelligenza e l’affidabilità che lo contraddistinguono lo getteranno nel mezzo delle situazioni più pericolose come la riparazione delle linee telefoniche in condizioni estreme fino ad arrivare alla permanenza nella Pattuglia E durante l’assalto finale… si troverà talmente in prima linea da avere i nemici alle spalle!
Perrozzi corre in lungo e in largo, arrancando sui più impervi sentieri del massiccio del Grappa, sempre sotto il letale bombardamento nemico che modella la montagna come se fosse una scultura di marmo… un eterno ricordo della guerra e della malvagità umana.
Lui con la penna e l’inchiostro ci sa fare davvero bene. La descrizione delle sue giornate è semplice e incredibile allo stesso tempo. Semplice per lo stile adottato, incredibile per gli avvenimenti raccontati. Diciotto anni di ragazzo che pensa e ragiona come un adulto. Dovrebbe passare il suo tempo a debellare l’acne giovanile e invece rischia la ghirba ad ogni singolo minuto della giornata.
Che poi… dalle foto sembra sempre che i ragazzini di quella generazione non abbiano i brufoli. Ci avete mai fatto caso? Ok, sto pensando a voce alta, forse è meglio darci un taglio!
In questo periodo stanno venendo alla luce un sacco di diari di guerra (evviva) tutti simili e allo stesso tempo così diversi fra di loro. Qual è l’elemento che contraddistingue il diario del Perrozzi dagli altri? Perché insomma dovreste imbarcarvi nella lettura di questa ennesima testimonianza?
I motivi che mi sento di darvi sono addirittura 3… sit back, relax e prendete appunti.
•Non è un diario di un fante, ma di un artigliere. Vi assicuro che la vita nelle profondità delle caverne del Grappa è assai diversa da quella delle trincee di prima linea… e ovviamente dovete assolutamente approfondire la questione.
•7 mesi sono circa 200 giorni. 200 giorni sono circa 4.800 ore. 4.800 ore sono circa 290mila minuti. Leggendo le pagine del diario e facendo dei rapidi conti da salumiere ogni 5 minuti piovevano almeno una ventina di bombe di grosso calibro in un raggio di almeno 500 metri attorno a Peppino Perrozzi e ai suoi commilitoni. Il 30% di questi missili ameno un paio di morti li faceva. Pensate anche solo per 20 secondi a come ci si potrebbe sentire a vivere per tutto quel tempo in queste condizioni. Post-traumatic stress disorder? A quel tempo manco sapevano cosa fosse.
Considerando che oggigiorno ci sentiamo stressati perché dopo la domenica solitamente viene il lunedì, ecco che dovremmo subito vergognarci del nostro essere delle fighette impenitenti. Calcoli del salumiere a parte (sono davvero fatti a caso eh) vi assicuro che nel leggere le pagine di questo diario sarete avvolti da questa sensazione di precarietà della vita in modo veramente pesante… c’è da impazzirci.
•Last but not least… la descrizione dei momenti prima della battaglia finale sembrano usciti dal film del Signore degli Anelli, mancano solo gli orchi. Ad un certo punto – e siamo a fine Ottobre del ’18 – il Perrozzi si trova in prima linea con la Pattuglia E e tutto attorno a lui confluiscono armi e truppe. C’è un tale casino in vista dell’assalto finale che l’eccitazione raggiunge dei livelli da ubriacatura folle. Peppino si fa totalmente travolgere da queste scariche di adrenalina e le parole del suo diario sono talmente coinvolgenti che fanno venire i brividi. Ad un certo punto viene annotato che arrivano anche gli Arditi della brigata Udine e qui si percepisce davvero che in trincea le emozioni sono diventate incontrollabili. Arrivano gli Arditi cazzo! Tutti pompati, cattivi, che ringhiano e sbeffeggiano la morte con il pugnale fra i denti. Arrivano gli Arditi! Ho riletto quelle righe almeno 10 volte.
Fermatevi a riflettere… siete in guerra da mesi, forse anni, e ad un certo punto la sensazione è quella che tutto possa finire con un ultimo grande sacrificio… e voi vi ci trovate in mezzo, sapete che è la fine, ma non sapete se avrete modo di festeggiare. Io non ce la faccio proprio a immedesimarmi, ma nel dubbio sicuramente mi sarei pisciato addosso inebetito.
Tutto questo vi dovrebbe bastare, giusto? Sono sicuro di si.
Per ovvi motivi anagrafici non posso ringraziare personalmente Peppino per aver avuto il coraggio e la costanza di tenere un diario mentre la fredda ed eterna roccia delle gallerie del Grappa tremava per i bombardamenti, tuttavia con questa recensione spero di poter far conoscere la sua vita a quante più persone possibili.
No, la macchina del tempo non ce l’ho davvero! Era un MacGuffin che mi serviva per attirare la vostra attenzione fin dalle prime righe della recensione. Sono diabolico, lo so.
Comunque sia… tutto questa voglia di far rivivere la memoria non è tanto perché la vita del Perrozzi sia più importante di altre, al contrario è proprio perché è del tutto simile a quella di milioni di altri soldati a cui la Storia ha richiesto un tributo di sangue inimmaginabile (indipendentemente dalla bandiera ovviamente).
No, miei cari soldatini del Grappa (e mille altri campi di battaglia)… non sarete mai e poi mai dimenticati, parola mia!
…Gloria a voi soldati del Grappa!
https://funedivincolo.blogspot.it/2017/11/1918-monte-grappa-giuseppe-perrozzi.html
Il Giornale di Vicenza – 20 febbraio 2018 –
Articolo di Toni Trentin
Perrozzi Giuseppe, classe 1899, nato e cresciuto sul mare a Vasto, liceale a Lanciano, lasciò gli studi nell’aprile 1918 per salire dall’Abruzzo sul Grappa. Vi sarebbe rimasto per sette mesi, trasferito da una parte all’altra del massiccio montuoso. Lo avrebbero presto raggiunto – lui, partito volontario – gli altri “ragazzi del ’99”, reclutati dopo la disfatta di Caporetto e protagonisti prima della resistenza in extremis agli austroungarici, costata migliaia di morti specie tra chi non aveva esperienza di trincea, e poi della vittoria.
Dal martedì 16 aprile, quando era recluta di artiglieria sul lago di Bracciano, Perrozzi tenne un diario in grigioverde. Li scrivevano in tanti, tra i “letterati” al fronte. Molti li avrebbero trasformato in “memorie” dopo la guerra. Lui lo mantenne come l’aveva scritto, a matita o con un inchiostro ricavato dalle polveri dei razzi segnalatori, senza la posteriore mediazione del ricordo e dell’interpretazione storica, con pochi ritocchi in bella forma,ma senza fargli perdere la vivacità e l’immmediatezza. Queste si ritrovano oggi nell’interessante edizione curata da Piero Tessaro – appassionato escursionista e ricercatore storico – che ha percorso creste e mammelloni del Grappa per ritrovare i luoghi raccontati da Perrozzi e per ricostruirli in uno scenario vivo e attuale: non solo le vette, i crinali e le vallette, ma anche i singoli trinceroni, le baracche diventate ruderi, le rischiose gallerie di prima linea che si celano nei boschi e tra gli anfratti della montagna.
In “1918. Monte Grappa. Diario di Guerra di un Ragazzo del ’99” (edizioni DBS, 301 pagine) le foto odierne di Tessaro accompagnano le righe del giovane artigliere inframmezzate da tante altre foto militari da lui conservate per tutta la vita. Molte le aveva avute, durante una licenza in pianura, da uncugino capitano aviatore, comandante di due squadriglie di ricognitori operanti dall’Altopiano di Asiago al Piave. L'”Album di Guerra” – anch’esso commentato da Perrozzi – è il complemento inconsueto delle pagine diaristiche scandite, tra primavera e autunno, da spostamenti, marce, dislocazioni notturne, ranci deludenti, notti insonni, bombe a pochi metri, recuperi di mortai, missioni da telefonista-osservatore. Fino agli ultimi giorni, sui monti
Valderoa e Solarolo, a fine conflitto.•