Informazioni aggiuntive
Peso | 1 kg |
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Dimensioni | 17 × 24 cm |
Anno | |
Autore | |
EAN | |
Formato | |
Pagine |
Il prezzo originale era: €15,00.€12,75Il prezzo attuale è: €12,75.
Un viaggio nel tempo alla scoperta delle retrovie della Grande Guerra in Cadore: i servizi logistici, le teleferiche, gli ospedali, i campi d’aviazione, i forti corazzati e i punti d’appoggio, ma anche il racconto del lavoro e dei sacrifici della popolazione.
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Dimensioni | 17 × 24 cm |
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Non solo scontri sanguinosi in condizioni ambientali spesso impossibili: il primo conflitto mondiale fu anche motore di un rinnovamento culturale e tecnologico radicale per alcune zone del nostro Paese. Ne è un esempio il Cadore, retrovia del fronte Dolomitico, che tra 1914 e 1917 accolse tante e tali novità da stravolgere di colpo modi e stili di vita consolidati da secoli.
A raccontarlo sono Giovanni De Donà e Giuseppe Teza nel libro “Lungo la linea del fronte. Militari e civili sulle Dolomiti nella Grande Guerra”, pubblicato grazie al sostegno dell’Unione Montana Centro Cadore.
In 280 pagine i due autori raccontano passo per passo quella che fu una vera e propria rivoluzione, iniziata quasi in sordina nel 1890 con le prime esercitazioni militari e culminata nell’autunno del 1917 con l’abbandono delle Dolomiti dopo la disfatta di Caporetto.
Quanto avvenne durante la guerra sul fronte – dal Col di Lana alle Tofane, dal Monte Piana alle Tre Cime di Lavaredo fino al Passo della Sentinella – è ben conosciuto. Poco si era invece indagato su quanto accadeva nelle immediate retrovie, cuore logistico della IV Armata, e sul tributo chiesto alla popolazione civile per garantire il funzionamento della macchina bellica.
Nella presentazione al libro il Presidente dell’Unione Montana Centro Cadore, Luca De Carlo, ricorda come: “Per la prima volta nella sua storia la nostra gente si dovette misurare con un nuovo modello di conflitto, una guerra moderna, nella quale la scienza e la tecnologia erano state messe in maniera industriale al servizio dello sterminio. Tra la meraviglia di tutti si vide allora il cielo solcato da aerei, le piazze ingombre di automobili e motociclette, mentre pesanti trattrici trainavano nei boschi e nei pascoli d’alta montagna cannoni, obici e mortai di titaniche dimensioni. Anche i secolari ritmi di vita cambiarono radicalmente alla presenza di tanti giovani provenienti da ogni angolo d’Italia. Ci si confrontò inoltre con idee politiche, con modi nuovi di pensare e concepire la vita, adattandosi ad una miriade i dialetti, a rigide regole sanitarie ed igieniche, a diverse abitudini alimentari, dalla pasta al sugo di pomodoro alla carne congelata, fino al famoso condimento Torreggiani ancor oggi ricordato come il torrincione”.
Fu una vera e propria rivoluzione che modificò in maniera definitiva l’identità di una popolazione fino a quel momento saldamente radicata nelle proprie tradizioni. I centri propulsori di questa trasformazione furono ad esempio i villaggi militari, realtà come le case del soldato volute da don Giovanni Minozzi, gli ospedali militari, i campi d’aviazione, i forti corazzati. Di queste strutture e molte altre De Donà e Teza hanno ricostruito caratteristiche tecniche e funzioni, riportando alla luce storie, protagonisti, effetti del cambiamento. “E’ stato un lavoro certosino di ricerca compiuto su archivi pubblici e privati di tutta Italia – raccontano gli autori – che ci ha permesso di recuperare documentazioni e fotografie spesso rarissime e nella quasi totalità dei casi inedite. Quel che ne emerge è un’immagine inedita del Cadore, fermato nel suo essere militare e civile, contributo nuovo e prezioso per chiunque voglia approfondire il tema della Grande Guerra sul fronte dolomitico ma anche un omaggio dovuto alla popolazione cadorina, al lavoro e ai sacrifici da essa compiuti in uno dei momenti più drammatici e tremendi della nostra storia nazionale.
Nel 1987 Aldo Villabruna, in un cantiere nel comune di Sovramonte, rinvenne una sepoltura con i resti di ossa umane e una punta di freccia risalenti all’ultima fase del periodo Paleozoico, 14.000 anni fa appunto. Da allora il Cacciatore o Uomo della Val Rosna ha fornito e continua a fornire preziosissime informazioni sui primi abitanti delle Alpi occidentali: si tratta di una delle più antiche sepolture di area alpina, ma rappresenta anche un esempio straordinario di arte funeraria paleolitica, nonché il primo caso di intervento odontoiatrico della storia!
Il volume dedicato ai ragazzi, ma ricco di informazioni specifiche di sicuro interesse anche per gli adulti, è diviso in due parti. La prima, di carattere narrativo, racconta la storia di un gruppo di cacciatori e raccoglitori nomadi, che seguendo le migrazioni degli animali, giunge dalla pianura ai piedi delle Alpi. Chiara Villabruna, grazie a una narrazione incalzante e ricca di dettagli, ci restituisce un racconto coinvolgente e appassionante, capace di immergere grandi e bambini nello stile di vita di coloro che hanno abitato quel riparo nella valle tra i torrenti Rosna e Cismon. Nella seconda parte, di carattere divulgativo, Aldo Villabruna espone con precisione e con il supporto di numerose immagini, i reperti rinvenuti nella sepoltura e le loro funzioni, aggiungendo al libro un irresistibile valore didattico. A impreziosire la storia ci sono le delicate e suggestive illustrazioni di Marisa Viezzoli.
Il libro, ultimo nato delle Edizioni DBS, rappresenta un ulteriore tassello nella missione della casa editrice: raccogliere, preservare e divulgare la storia e il vasto patrimonio culturale del territorio, soprattutto ai giovani, così da evitarne la dispersione. Una storia, come quella dell’Uomo della Val Rosna, che anche a distanza di 14.000 anni continua a sorprendere ed emozionare.
E se si scoprisse che la Valle di Seren che ormai conta pochi residenti, fosse stata in realtà colpita da una maledizione lanciata anni orsono da un parroco per vendicarsi del voltaspalle dei suoi parrocchiani?
Daniele Gazzi e Dante Rech ripercorrono questo fatto e/0 leggenda che si tramanda da generazioni e attraverso una lunga carrellata di foto descrivono la vita, a volte dura, ma sempre dignitosa di chi questa Valle la ha vissuta, amata, protetta e purtroppo ha dovuto lasciare a causa delle dure condizioni di vita
C’è Giulietta, la bambina che va di fretta, Teresa che dorme con la luce accesa, Doriana che veste strana e ancora Eunice che canta quand’è felice….
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