Informazioni aggiuntive
Peso | 0,347 kg |
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Dimensioni | 17 × 24 cm |
Anno | |
Formato | |
Pagine | |
EAN | |
A cura di | |
Collana |
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Esaurito
In moto attraverso la guerra.
La Grande Guerra e la Seconda Guerra Mondiale – con il conflitto in Jugoslavia, la campagna di Russia del 1941-42 e la guerra civile tra 1943 e 1945 – rivivono con lucida immediatezza attraverso le parole di Rino Boffo che vi prese parte. Il suo racconto, impreziosito da schede storiche foto e documenti originali, “dice anzitutto dei tanti, tantissimi che, partiti per la guerra, dalla guerra non tornarono. “Anche della mia divisione, la Pasubio, sono morti in tanti, come sono stati tanti gli Asolani e i Fontesi rimasti laggiù: mi spiace che ormai siano dimenticati”, quasi a dire: ben altro trattamento avrebbero meritato dalle generazioni successive. Così non si può non rimanere ancor oggi in un silenzio attonito dinanzi alla storia del genitore di Angelo Favretto, pontiere di Pagnano d’Asolo morto sul Dnieper, che avendo saputo del rientro di mio padre dalla Russia, per giorni e giorni tentò di avvicinarsi alla casa di Pradazzi, senza trovare il coraggio di approdarvi per il terrore di trovare conferma di quella morte del figlio, che nel cuore aveva già intuito. Ma il ricordo diventa inevitabilmente beffardo quando il raccontante annota: “Sono rientrato indenne per un caso del destino”.
Peso | 0,347 kg |
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Dimensioni | 17 × 24 cm |
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In moto attraverso la guerra.
La Grande Guerra e la Seconda Guerra Mondiale – con il conflitto in Jugoslavia, la campagna di Russia del 1941-42 e la guerra civile tra 1943 e 1945 – rivivono con lucida immediatezza attraverso le parole di Rino Boffo che vi prese parte. Il suo racconto, impreziosito da schede storiche foto e documenti originali, “dice anzitutto dei tanti, tantissimi che, partiti per la guerra, dalla guerra non tornarono. “Anche della mia divisione, la Pasubio, sono morti in tanti, come sono stati tanti gli Asolani e i Fontesi rimasti laggiù: mi spiace che ormai siano dimenticati”, quasi a dire: ben altro trattamento avrebbero meritato dalle generazioni successive. Così non si può non rimanere ancor oggi in un silenzio attonito dinanzi alla storia del genitore di Angelo Favretto, pontiere di Pagnano d’Asolo morto sul Dnieper, che avendo saputo del rientro di mio padre dalla Russia, per giorni e giorni tentò di avvicinarsi alla casa di Pradazzi, senza trovare il coraggio di approdarvi per il terrore di trovare conferma di quella morte del figlio, che nel cuore aveva già intuito. Ma il ricordo diventa inevitabilmente beffardo quando il raccontante annota: “Sono rientrato indenne per un caso del destino”.
Scrive Italo Riera, curatore del libro: “Anni di letteratura e di memorialistica sull’immane catastrofe dell’ARM.I.R. ci hanno indotto quasi ad un riflesso condizionato: dire Russia è dire tragedia, cioè pianto, per cui parlare di Russia induce immediatamente nell’ascoltatore un processo di contrizione (e non suoni irriverente tale mia sottolineatura). Invece la Russia di Rino Boffo è un’altra e le sue (dis)avventure su quello sfondo acuiscono l’impressione che il carattere italiano – nel bene e nel male – non cambi mai; ragion per cui, per certi versi, la catastrofe finale pare nello stesso tempo insita già nei primi movimenti del dramma (basti solo pensare a quel che significhi, in prospettiva, la ‘dimenticanza’ di un reparto che doveva cooperare a garantire il Comando C.S.I.R. dall’offesa aerea nemica) e altresì superabile per il valore, non necessariamente guerriero, dei singoli (come non ammirare la previdente preparazione di Boffo al viaggio in motocicletta oltre i Carpazi, che ricorda certe scene dei tempi del ciclismo eroico di Binda e Guerra).
La lotta quasi manichea fra gli opposti del carattere nazionale, che si intravvede sullo sfondo delle vicende di Rino Boffo – approsimazione contro precisione; mancanza di mezzi contro ingegno e ‘arte di arrangiarsi’; velleitarismo contro tenacia; frustrazione xenomane contro coscienza del proprio valore per non citare che gli aspetti più appariscenti – ci fa ancor oggi tremare al pensiero di quanto poco basti a spostare l’ago della bilancia verso il trionfo o il disastro.”
indice generale
Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7
Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 11
IL CORAGGIO DEI PADRI. In moto attraverso la guerra . . . . pag. 13
I primi anni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 15
Pradazzi d’Asolo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 18
L’Italia del 1919 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 19
Apprendista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 24
Il servizio di leva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 28
Arriva la guerra: il 1940 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 43
1939 e 1940: due anni decisivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 50
La fanteria italiana nella Seconda Guerra Mondiale . . . . . . . pag. 58
La 9a Divisione di Fanteria Pasubio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 59
Sintesi operativa della Divisione nella Seconda Guerra Mondiale . . . . . pag. 60
8° Reggimento Artiglieria da Campagna (Vis ignea) . . . . . . . . . . . . . pag. 63
1941: Verona – Spalato e ritorno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 64
La guerra in Jugoslavia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 66
La guerra tedesca in Unione Sovietica (1941-1942) . . . . . . . . pag. 72
1941: verso la Russia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 83
Il percorso del C.S.I.R. verso la zona di radunata . . . . . . . . . . pag. 89
1942-1943: dal rientro dalla Russia all’armistizio . . . . . . . . . . . . . pag. 128
1943-1945: la guerra civile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 134
Suggerimenti bibliografici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 149
Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 153
Indice dei luoghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 155
Nel 1987 Aldo Villabruna, in un cantiere nel comune di Sovramonte, rinvenne una sepoltura con i resti di ossa umane e una punta di freccia risalenti all’ultima fase del periodo Paleozoico, 14.000 anni fa appunto. Da allora il Cacciatore o Uomo della Val Rosna ha fornito e continua a fornire preziosissime informazioni sui primi abitanti delle Alpi occidentali: si tratta di una delle più antiche sepolture di area alpina, ma rappresenta anche un esempio straordinario di arte funeraria paleolitica, nonché il primo caso di intervento odontoiatrico della storia!
Il volume dedicato ai ragazzi, ma ricco di informazioni specifiche di sicuro interesse anche per gli adulti, è diviso in due parti. La prima, di carattere narrativo, racconta la storia di un gruppo di cacciatori e raccoglitori nomadi, che seguendo le migrazioni degli animali, giunge dalla pianura ai piedi delle Alpi. Chiara Villabruna, grazie a una narrazione incalzante e ricca di dettagli, ci restituisce un racconto coinvolgente e appassionante, capace di immergere grandi e bambini nello stile di vita di coloro che hanno abitato quel riparo nella valle tra i torrenti Rosna e Cismon. Nella seconda parte, di carattere divulgativo, Aldo Villabruna espone con precisione e con il supporto di numerose immagini, i reperti rinvenuti nella sepoltura e le loro funzioni, aggiungendo al libro un irresistibile valore didattico. A impreziosire la storia ci sono le delicate e suggestive illustrazioni di Marisa Viezzoli.
Il libro, ultimo nato delle Edizioni DBS, rappresenta un ulteriore tassello nella missione della casa editrice: raccogliere, preservare e divulgare la storia e il vasto patrimonio culturale del territorio, soprattutto ai giovani, così da evitarne la dispersione. Una storia, come quella dell’Uomo della Val Rosna, che anche a distanza di 14.000 anni continua a sorprendere ed emozionare.
E se si scoprisse che la Valle di Seren che ormai conta pochi residenti, fosse stata in realtà colpita da una maledizione lanciata anni orsono da un parroco per vendicarsi del voltaspalle dei suoi parrocchiani?
Daniele Gazzi e Dante Rech ripercorrono questo fatto e/0 leggenda che si tramanda da generazioni e attraverso una lunga carrellata di foto descrivono la vita, a volte dura, ma sempre dignitosa di chi questa Valle la ha vissuta, amata, protetta e purtroppo ha dovuto lasciare a causa delle dure condizioni di vita
C’è Giulietta, la bambina che va di fretta, Teresa che dorme con la luce accesa, Doriana che veste strana e ancora Eunice che canta quand’è felice….
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